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Un importante rivista letteraria del dopoguerra: Riviste letterarie italiane del Novecento: caratter



Il Gruppo 63 è uno dei momenti più alti della neoavanguardia. Il nome deriva dall'anno della sua fondazione, avvenuta durante un convegno tenuto a Palermo dal 3 all'8 ottobre 1963 a opera di alcuni intellettuali che gravitavano attorno alla rivista Il Verri. Bisogna però precisare che non è stato un movimento omogeneo basato su un'estetica condivisa. Si trattava piuttosto di un gruppo intellettuali accomunati da alcuni punti chiave, come: l'abbandono del Neorealismo e della sua concezione di letteratura impegnata, l'attenzione verso la realtà del mondo industriale, la contrarietà alla mercificazione dei prodotti intellettuali, la volontà di sperimentare con il linguaggio per cercare nuovi mezzi di comunicazione per esprimere il proprio approccio critico al reale.[1]




un importante rivista letteraria del dopoguerra



Lo scopo di Sanguineti è distruggere il linguaggio della comunicazione letteraria, il quale è inteso come una espressione mercificata dell'ideologia borghese. La sua produzione mira a mettere a nudo le aberrazioni e le contraddizioni dell'ideologia, ricorrendo anche agli strumenti messi a disposizione dalla psicanalisi. Altro concetto su cui insiste è quello di mitopoiesi: la poesia è intesa anche come creatrice di miti. Il suo sperimentalismo si propone come una forma estrema di realismo, rappresentazione di un mondo sconvolto che pone il lettore di fronte alla perdita delle sue certezze.[8]


Ma insomma, in conclusione del discorso, si può dire che il prossimo 25 Aprile, che molto probabilmente non passeremo nelle piazze ma rinchiusi nelle nostre case, dovrebbe darci il tempo per riprendere quei bei libri, che parlano spesso di morte, ma lo fanno solo per poter lasciarci sperare. E questo sentimento che i neorealisti avevano nel dopoguerra ci dovrebbe insegnare a provare ancora quella speranza di poter ricostruire il paese, sotto tutti i punti di vista, quando la quarantena sarà conclusa. Ma per ora, rimaniamo a casa e leggiamo il passato per poter ancora credere nel futuro, proprio come la letteratura neorealista.


La sede della Gioventù Italiana del Littorio, in piazza XX Settembre, a Bologna.Progettata da Luciano Petrucci e inaugurata nel 1939, fu abbattuta nel dopoguerra.All'interno si trovavano dal 1941 la Biblioteca Popolare e la Biblioteca della Casa del Fascio, dirette entrambe da Giovanni Falzone. BCABo, Cartoline di Bologna


Filippo de Pisis scrittore. Dalle avanguardie al dopoguerra a cura di Andrea Sisti22 ottobre 2016 - 8 gennaio 2017Museo dei Campionissimi, Viale dei Campionissimi, 2, 15067 Novi Ligure (AL)orari di visita: da martedì a venerdì, dalle 15 alle 19; sabato, domenica e festivi, dalle 10 alle 19; chiuso il 25 dicembre e il primo gennaio info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.document.getElementById('cloak341c664327f7ec3898424e6958655ee1').innerHTML = '';var prefix = 'ma' + 'il' + 'to';var path = 'hr' + 'ef' + '=';var addy341c664327f7ec3898424e6958655ee1 = 'museodeicampionissimi' + '@';addy341c664327f7ec3898424e6958655ee1 = addy341c664327f7ec3898424e6958655ee1 + 'comune' + '.' + 'noviligure' + '.' + 'al' + '.' + 'it';var addy_text341c664327f7ec3898424e6958655ee1 = 'museodeicampionissimi' + '@' + 'comune' + '.' + 'noviligure' + '.' + 'al' + '.' + 'it';document.getElementById('cloak341c664327f7ec3898424e6958655ee1').innerHTML += ''+addy_text341c664327f7ec3898424e6958655ee1+'';, tel. 0143322634IAT Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.document.getElementById('cloakd7b9b8d37ebd7ce9167623016b48f59b').innerHTML = '';var prefix = 'ma' + 'il' + 'to';var path = 'hr' + 'ef' + '=';var addyd7b9b8d37ebd7ce9167623016b48f59b = 'iat' + '@';addyd7b9b8d37ebd7ce9167623016b48f59b = addyd7b9b8d37ebd7ce9167623016b48f59b + 'comune' + '.' + 'noviligure' + '.' + 'al' + '.' + 'it';var addy_textd7b9b8d37ebd7ce9167623016b48f59b = 'iat' + '@' + 'comune' + '.' + 'noviligure' + '.' + 'al' + '.' + 'it';document.getElementById('cloakd7b9b8d37ebd7ce9167623016b48f59b').innerHTML += ''+addy_textd7b9b8d37ebd7ce9167623016b48f59b+'';, tel. 014372585www.comunenoviligure.gov.itfb: Museo dei campionissimi


Dopo un nutrito confronto nel gruppo di lavoro che gestisce la rivista, abbiamo deciso di pubblicare questo articolo perché, con presupposti culturalmente fondati e significativi, affronta in modo interessante i nodi della letterarietà del testo della canzone, del confronto e delle osmosi tematiche e stilistiche fra testi di canzone e letteratura "alta", del possibile utlizzo della canzone nella didattica della storia...Avevamo (e continuiamo ad avere) un'unica (ma non marginale) perplessità: riteniamo gli esempi proposti (e le stesse argomentazioni a supporto) assai più adatti a una secondaria di II che non di I grado. In particolare il suggestivo percorso su Guccini e la sua dimensione "crepuscolare" più che a una terza "inferiore", ci sembra adatto a una quinta "superiore".Per noi non è una diffrenza da poco, perché la graduale e coerente progressività curricolare è una delle nostre preoccupazioni educative più forti e persistenti. Noi riteniamo che si possano fare con i ragazzi solo le cose che essi possono realmente capire, perché sottoporre agli allievi tematiche, pur interessanti e significative, ma fuori dalla loro portata può diventare una mancanza di rispetto, oltre che un errore di prospettiva didattica. Se invece, come sostenuto nell'articolo, il testo della canzone ha in sé la forza motivazionale di avvicinare gli allievi a problematiche complesse, allora è importnate indagare le opportunità e i confini di una tale potenzialità.


Ecco, per questi motivi ci piacerebbe che questo articolo di Paolo Talanca potesse avviare un confronto serio e importante, non tanto sulla legittimità letteraria del testo della canzone d'autore (tema che ci appare teoricamente limittaivo e non pertinente dal punto di vista didattico), ma sulla legittimità e gradualità di alcuni autori, temi e problematiche nei diversi ordini di scuola. Un confronto che, secondo noi, dovrebbe coinvolgere italiano, lingua straniera, arte e immagine, musica e le rispettive "testualità". E di cui ci sarebbe, a nostro avviso, un gran bisogno.


Daniela BaronciniIl volume di Daniela Baroncini è incentrato sul rapporto, finora poco esplorato, tra scrittura letteraria e giornalismo di moda al femminile. Attraverso una scelta di penne significative tra Otto e Novecento, da Matilde Serao a Camilla Cederna, il libro fa emergere scrittrici di qualità, spesso dimenticate o non valorizzate in maniera adeguata, capaci di interpretare i fenomeni della modernità attraverso il racconto tutt'altro che frivolo di mode, costumi e stili di vita. In un orizzonte prevalentemente italiano, che non tralascia esempi stranieri, si scoprono le principali artefici di pagine suggestive in cui l'apparente leggerezza della moda si intreccia con temi fondamentali quali il rapporto tra uomo e donna, la questione dei generi e l'emancipazione, a illuminare l'evoluzione della femminilità da una prospettiva inedita.


Dagli appunti risulta che di questa rivista ne sono state distribuite in quattro anni 27.110 copie in lingua albanese; 29.290 in italiano e, in tre anni 4.095 copie in lingua francese e 3.965 copie in tedesco.


Prendetelo con l'ironia che Luciano Bianciardi profuse nelle sue lezioni per diventare un intellettuale, "dedicate in particolare ai giovani privi di talento". Pubblicate a puntate nel 1967 sulla rivista ABC, qualche anno fa sono state raccolte da Stampa alternativa in una deliziosa antologia dal titolo che mi sento di condividere: Non leggete i libri, fateveli raccontare.


È un romanzo generazionale pieno di malinconia euforica, simile al pensiero del mare nell'estate che deve ancora venire. Un giovane giornalista bavarese mette su famiglia in una cittadina di provincia poco prima dello schianto del Reich, cui aveva aderito per conformismo borghese o forse solo per ambizione economica. L'azione si sposta poi vorticosamente nella Milano livida del dopoguerra e infine sulla riviera romagnola, dove il capostipite Hans dopo la morte della moglie ricostruisce una vita per sé e per le figlie Helga e Hilde. Un nuovo mondo sotto la cappa oscura della dimenticanza, accordato al ritmo della ricostruzione che addomestica la natura col cemento, la televisione, i rituali del consumo.


Nemmeno trentanni e alla sua prima prova ha raccolto ottime critiche dalla crème della stampa francese. Nemmeno trentanni e sforna una biografia di quasi seicento pagine, la prima mai scritta, su una delle figure più controverse del mondo letterario francese del Novecento: Dominique Aury, pseudonimo di Pauline Réage, autrice di Histoire d'O (in Italia pubblicato da ES), capolavoro erotico dallo stile senza macchia, in grado di condurre le sevizie subite dalla giovane O. per compiacere il suo amante verso innumerevoli ristampe e traduzioni. Angie David, autrice di Dominique Aury (Ed. Leo Scheer, 558 pagg., 25 euro), da poco uscito in Francia, ha lavorato due anni alla raccolta dei documenti e della corrispondenza inedita della Aury necessari a stendere il volume, ma ne è valsa la pena: non soltanto lopera traccia un quadro intrigante del milieu intellettuale ed editoriale della Francia dal dopoguerra sin quasi ad oggi, ma svela intere porzioni della vita della Aury (morta a novantanni nel 1998) sconosciute agli stessi intello francesi, tranne che ai fedelissimi come Maurice Blanchot, che considerava la scrittrice lamica di ogni vita.Si apprende ad esempio che nemmeno Dominique Aury è il nome vero di una delle donne che più hanno contato nella vita letteraria francese del dopoguerra, la prima a sedere nel 1951 nel comitato di lettura Gallimard e anche lunica, per il quarto di secolo successivo: Dominique è in realtà Anne Desclos, nata a Rochefort in un ambiente cattolico rigidissimo, sebbene aperto alla cultura, da padre insegnante dinglese e madre casalinga.Si apprende che la Aury da studentessa, a Parigi, frequentò con passione gli ambienti della Jeune Droite, lestrema destra, dove nel 1933 incontra Thierry Maulnier, di cui diviene in gran segreto, essendo già sposata con un altro uomo, lamante e che la spingerà a scrivere. Sarà proprio nei primi articoli pubblicati ne L'Insurgé, la rivista fondata da Meulnier, che inizierà a firmarsi come Dominique Aury, alias che ben presto sopprimerà la sua vera identità.Si scopre che il primo libro di questa donna dal corpo minuto, quasi trasparente per allure ed espressione, sempre fasciata da impeccabili tailleur grigi o beige eppure autrice del classico erotico che ad oggi ha raggiunto il milione di copie vendute - un record per un genere letterario considerato confidenziale - fu unAntologia della poesia religiosa francese, pubblicata nel 1943. Il fuoco sotto il ghiaccio.Si apprende che Dominique Aury una sera andò a cena con il ministro degli Interni francese dellepoca. Il che spiega forse come mai nel giugno del 1954 Jean-Jacques Pauvert poté pubblicare Histoire d'O senza che la censura lo mondasse o lo vietasse del tutto e come anzi lopera abbia vinto sei mesi più tardi il premio Deux-Magots, dando fuoco alle polveri dello scandalo. Una donna che si guadagna la vita con lamore è ai miei occhi ben più degna di stima di una che si abbassa fino a scrivere romanzi dappendice, o addirittura libri: chissà come avrebbe commentato lincipit del Mine Haha di Frank Wedekind lautrice dHistoire dO, di cui lambigua storia dellautore di Hannover si può considerare unanticipazione, in senso cronologico e anche narrativo, dato che le educande che ne sono protagoniste arrivano appena alle soglie delladolescenza. Sottomessa con gli uomini, conquistatrice e seduttrice con le donne, la Aury ebbe amanti di entrambi i sessi. Lasciato Meulnier, rapì il cuore della scrittrice Edith Thomas, che abbandonò per luomo più importante della sua vita, Jean Paulhan, lautore de La morale dell'ironia, successore di Jacques Rivière alla testa della Nouvelle Revue Française, la rivista letteraria fondata nel 1909 sotto il patronato di André Gide. Anche questa volta la relazione è destinata al segreto, poiché Paulhan è sposato, ma la passione tra i due è folle, destinata ad alimentare quel fuoco che covava sotto il ghiaccio.Se è vero, come scrive lo stesso Paulhan in Felicità nella schiavitù, breve saggio a proposito di Histoire dO che non esiste donna che non cerchi di cambiare luomo che ama, e di cambiare se stessa, è vera anche la tesi di Angie David, secondo cui fu per épater Paulhan che Dominique ogni notte trasformava i suoi fantasmi (così li definì in una lettera scritta nel 1968, poco prima che Paulhan morisse) in una bibbia del sadomasochismo, non priva di una certa innocenza, degna di De Sade, Laclos, Bataille, avversata in egual misura da puritani e femministe e su cui Camus giurò che lautore non poteva che esserne un uomo.Dalla prima biografia sulla Aury emerge una figura di donna fortissima imprigionata nel corpo di un topolino, lunico di sesso femminile peraltro in grado di rodere il formaggio della Gallimard, di muoversi come una monaca della tradizione tra uomini di potere e di penna. Una doppiogiochista magistrale, professionista della tripla vita, costruttrice di maschere di invisibile ferro imburrate da unapparente sottomissione, indomabile eretica del sesso che per nutrirsi al seno della severa casa di Gide si travestì da grigia e polverosa dame des lettres. Una donna che riassume nelle sue contraddizioni un secolo di storia francese: cattolica e bisessuale, fascista e nella Resistenza, giurato del Prix Fémina e schiava della virilità, autrice di un romanzo pornografico che è in realtà una lunga lettera damore. Insomma, come ha scritto Le Figaro, tra i grandi mistificatori letterari del ventesimo secolo, prima ancora di Romain Gary e di JTLeroy, posto donore ad Anne Desclos-Aury-Réage. 2ff7e9595c


 
 
 

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